Con una partecipazione dei manutentori al 50% circa, lo sciopero di ieri dimostra ancora una vitalità che qualcuno riteneva oramai al tramonto. Con una inversione di tendenza in crescita rispetto al precedente è evidente che i fatti superano di gran lunga le suggestioni che sindacati e azienda cercano di propinarci per portarci a desistere.
Una guerra di logoramento che nonostante tutte le difficoltà stiamo dimostrando di poter sopportare, anche perchè le fragilità aziendali iniziano ad essere sempre più evidenti e la nostra spinta, seppur non sempre ce ne rendiamo conto, è importante e, se costante, è capace di insinuarsi in tutte le crepe che il monoblocco sindacale e aziendale comunque offrono.
Dobbiamo insistere: fra stazioni crocifisse da chiodi vaganti e tragedie che non vogliono esaurirsi, vedi S. Giorgio di Piano, RFI sta mostrando tutti i limiti di questa riorganizzazione; in questo momento non solo non dobbiamo mollare, ma non avrebbe senso farlo. Sono meno solidi di mesi fa, sta a noi non smettere di battere su quel punto.
In tutto questo tumulto di avvenimenti, finalmente a livello mediatico cominciamo ad avere un certo riscontro anche a livello nazionale: ormai perfino per i nostri censori è impossibile nascondere la realtà dei fatti e archiviare nel silenzio la nostra battaglia. I media sono affamati di notizie e le pseudo realtà ministeriali non bastano più. Stiamo finalmente uscendo dal guscio di omertà in cui hanno provato a confinarci. La prova sono state le persone che ricevevano i nostri volantini durante il presidio di ieri: dapprima diffidenti, poi molto interessate ed incuriosite dal loro contenuto.
Questo per dire che quella di ieri è stata una buona giornata di lotta, ma possiamo e dobbiamo fare meglio, perchè adesso più che mai è chiaro che i nostri colpi li sentono e soprattutto, avendo individuato quali punti colpire, dobbiamo saper insistere. Colpire sempre nello stesso punto è quello che ci offirà un varco che potrebbe pure essere risolutivo.

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