La firma del CCNL traccia un limite invalicabile su quanto i sindacati firmatari siano disposti a fare: in primis per piegare la categoria ai desiderata del Gruppo FSI, che presto vedrà la compagnia di quelle che saranno le new entry nel prossimo futuro.
Per alcuni settori significherà un peggioramento delle condizioni di lavoro, per tutti la risposta sul piano economico non è solo insufficiente, ma oseremmo anche dire offensiva, e i tentativi di giocare coi numeri che qualche OS sta tentando di fare confermano l’inconsistenza e l’inettitudine di questi cialtroni.
La firma ad un contratto del genere è un vero e proprio colpo di mano, che rappresenta la rottura definitiva tra chi lo ha sottoscritto e i lavoratori: non tanto in termini di adesioni, quelle attraversano dinamiche incomprensibili, ma nell’idea che per questi sindacalai possa esserci un qualsivoglia limite alla decenza rispetto a quanto si possano mortificare/penalizzare i lavoratori.
Del resto i lavoratori della manutenzione infrastruttura, questo lo stanno constatando sulla propria pelle da oltre un anno: il rinnovo del CCNL sul piano normativo che è quello che ci rende la vita impossibile, non ha spostato granché; se anche venisse ritirata la firma a noi non cambierebbe nulla.
Questo era chiaro fin da subito e per questo la centralità dello smantellamento del 10 gennaio e la riorganizzazione che sta devastando il settore resta la nostra priorità; peraltro lo sciopero del 3 giugno ha offerto una tenuta nella partecipazione che non era così scontata: la situazione sugli impianti è molto pesante, ma forti di questo dato riteniamo che per alcuni aspetti, che comunque ci riguardano in prima persona, e comunque nell’ottica di sostenere la tenuta della categoria nel suo insieme ad un attacco frontale che i ferrovieri stanno subendo, riteniamo che occorra considerare l’affermarsi di questo rinnovo un emergenza che va assolutamente contrastata.
Come è evidente a tutti occorre rendere palese la bocciatura di questo contratto e dovremo trovare il modo di esprimerlo; per questo abbiamo deciso di partecipare alla costituzione di un Comitato aperto a tutti i ferrovieri e che, ci auguriamo, nel tempo sia ancor più partecipato.
Un obiettivo semplice e chiaro: dire no al CCNL. Una parola d’ordine che i ferrovieri dovranno agire tutti insieme per respingere questo tentativo che richiede una risposta immediata.
Siamo consapevoli delle differenze che potranno esserci, c’è addirittura l’USB che alla stesura del documento costitutivo del comitato che riportava una frase di contrasto al 10 gennaio, ha imposto che quella frase sparisse altrimenti non avrebbero partecipato.
Poco male, la posizione di USB, aldilà delle chiacchere è nota da aprile 2024, ma in questo momento occorre provare a dire no a questa nefandezza e ce ne faremo una ragione; questo per dire che respingere questo CCNL è una priorità e invitiamo tutti a focalizzarsi sull’obiettivo.
Se è vero che le nostre disgrazie prescindono dal CCNL, alcuni aspetti comunque ci toccano: di sicuro la parte economica che rasenta il tozzo di pane come rappresentazione di quello che offre e, soprattutto dal nostro punto di vista, l’assoluta mancanza di un intervento correttivo rispetto a quelle norme contrattuali riconfermate ma non rese realmente esigibili.
I manutentori hanno scoperto in questo anno e mezzo come l’azienda abbia potuto ignorare qualsiasi aspetto contrattuale giocando su quella ambiguità interpretativa che la stesura di quelle norme garantisce.
Dopo aver preso atto dell’inesigibilità delle norme, chi fosse stato in buona fede avrebbe dovuto correre ai ripari ma, come abbiamo detto, il rapporto tra sindacalai e azienda è sinergico, quindi era impossibile aspettarsi di più.
Quindi come per il 10 gennaio che resta la priorità per tutti noi, sul contratto proveremo a dire la nostra, sperando che almeno su questo i ferrovieri riescano a comprendere l’importanza di esprimere tutti la stessa posizione.
In allegato il documento costitutivo del Comitato Ferrovieri/e per il NO.

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